Il 16 febbraio 2021, alla Camera dei Deputati a Roma, è stato presentato in Conferenza Stampa l’Ottavo Rapporto “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano – Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2019″.
Curata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, l’ottava edizione del Rapporto fornisce una visione d’insieme del complesso bilancio del sistema previdenziale italiano relativo all’anno 2019, con l’obiettivo di definire tendenze, criticità e peculiarità del nostro welfare state.
Il documento offre a decisori politici, media e operatori del settore non solo un’analisi puntuale della spesa pensionistica, delle entrate contributive e dei saldi delle differenti gestioni pubbliche e privatizzate che compongono il sistema, ma anche una riclassificazione della spesa per protezione sociale all’interno del più ampio bilancio dello Stato, con previsioni di breve e medio termine.
Completano l’indagine un approfondimento sulla spesa sanitaria e per la Long Term Care (pubblica e privata) e sui principali trend riguardanti il welfare complementare.
- Scarica il testo completo dell’Ottavo Rapporto – “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano – Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2019” cliccando qui
- Scarica le slide presentate durante la conferenza stampa di presentazione del Rapporto cliccando qui
Leggi a seguire il Comunicato stampa diramato da CIDA il 16 febbraio 2021 a commento del Rapporto:
Roma, 16 febbraio 2021
“Il Rapporto di Itinerari Previdenziali presentato oggi, manda un messaggio chiaro al nuovo Governo: occorre separare previdenza e assistenza perché se la spesa pensionistica è sostanzialmente in linea con la media europea, il nostro modello di welfare è squilibrato da un eccesso di ‘promesse politiche’ e dalla mancanza di un efficace sistema di controllo.” E’ quanto afferma Mario Mantovani, presidente di CIDA, la confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità di cui Federmanager fa parte, commentando l’ultimo report del centro studi presieduto da Alberto Brambilla.
Le cifre contenute nel rapporto dimostrano l’esigenza di una ‘adeguata separazione tra previdenza e assistenza’, per dimostrare una volta per tutte, che la spesa previdenziale in Italia è sostenibile e in linea con la media europea. Implicito è quindi l’invito all’Esecutivo e al nuovo ministro del Lavoro per rimettere al lavoro la Commissione per la classificazione della spesa previdenziale e assistenziale, riunitasi per la prima volta a fine gennaio e che aveva programmato riunioni con cadenza quindicinale. Riunioni interrotte per la crisi del Governo precedente e che vanno al più presto ricandelarizzate, in modo da realizzare un’analisi approfondita della situazione prima della legge di bilancio, da utilizzare come base di confronto tra Governo e parti sociali.
“La spesa assistenziale aumenta – si legge nel rapporto – ‘per le continue ‘promesse’ politiche e per l’inefficienza della macchina organizzativa, priva di un’anagrafe centralizzata, di un monitoraggio efficace tra i diversi enti erogatori e di un adeguato sistema di controlli, essenziali per aiutare con servizi e strumenti adeguati solo chi ne ha davvero bisogno. E non evasori o malavitosi, cui vanno spesso agevolazioni, soldi e bonus erogati a pie’ di lista, con una buona pace delle statistiche sulla povertà, tutt’altro che abolita nonostante l’enorme quantità di denaro elargita’. Nessuno vuole ridurre la spesa per il welfare” – prosegue il presidente di CIDA – “ma occorre una gestione più manageriale dei flussi di spesa, con meccanismi di controllo e una più efficiente allocazione delle risorse. Basti pensare alla spesa sanitaria e agli interventi varati per fronteggiare l‘emergenza pandemica”.
“Insomma, come affermato dal senatore Tommaso Nannicini durante la presentazione del rapporto, spesa pensionistica e assistenziale vanno tenute distinte non solo per motivi contabili e di controllo delle prestazioni, ma anche perché derivano da una diversa ‘policy’. Per le pensioni c’è l’esigenza della certezza, in modo che lavoratori con percorsi professionali simili, non si trovino con differenti regimi previdenziali a fine carriera, provocando ‘fughe’ di massa dal lavoro o ingenerando dannosi ‘scaloni’ di trattamento, come potrebbe accadere con Quota 100. Per l’assistenza c’è invece la necessità di un ‘universalismo selettivo’, per migliorare l’efficienza delle prestazioni”.
“CIDA condivide anche la proposta di puntare sull’’invecchiamento attivo’, coinvolgendo sindacati e imprese, per realizzare l’unica ‘staffetta generazionale’ in grado di creare un circolo virtuoso: quella del trasferimento di conoscenze fra chi in azienda ha maturato conoscenze e professionalità e chi fa il primo ingresso nel mondo del lavoro”, ha concluso Mantovani.
Fonte: Comunicato Stampa CIDA