In occasione del convegno “Rimettere a fuoco lo Smart Working: necessità, convenzione o scelta consapevole?”, sono stati assegnati gli “Smart Working Award” 2023, il riconoscimento dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano alle organizzazioni che si sono distinte per capacità di innovare le modalità di lavoro grazie ai loro progetti di Smart Working.
Ad aggiudicarsi il premio nella categoria “valorizzazione dei territori” è stata l’iniziativa SmartBo, alla quale aderisce fin dalla sua nascita anche Federmanager Bologna – Ferrara – Ravenna. Ha ritirato il riconoscimento Mariagrazia Bonzagni, Direttrice Area Programmazione e Statistica presso il Comune di Bologna e animatrice della Rete.
SmartBo è la Rete territoriale coordinata da Comune di Bologna e Città metropolitana con lo scopo di promuovere il Lavoro Agile e la Sostenibilità, in linea con gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 e ne fanno già parte oltre 40 organizzazioni del territorio.
Orientata alla partecipazione, alla collaborazione e alla sperimentazione, SmartBo è un luogo di condivisione di policy, esperienze, percorsi formativi, best practice tra organizzazioni diverse, di scambio con altri hub territoriali regionali e nazionali.
Al centro dell’agire in rete l’attenzione ai servizi di prossimità e agli impatti ambientali e sociali dei nuovi modi di lavorare, sempre più attuali in un contesto di emergenza climatica e di crisi energetica.
Smart Working, gli highlights dell’Osservatorio Polimi
Nonostante una diffusa narrazione che ne vedrebbe una sostanziale riduzione, lo Smart Working in Italia si consolida e torna a crescere. Dopo i picchi della pandemia e una graduale riduzione negli ultimi due anni, nel 2023 i lavoratori da remoto nel nostro paese si assestano a 3,585 milioni, in leggera crescita rispetto ai 3,570 milioni del 2022, ma ben il 541% in più rispetto al pre-Covid. Nel 2024 si stima saranno 3,65 milioni gli smart worker in Italia.
Nel corso del 2023 i lavoratori da remoto sono cresciuti in particolare nelle grandi imprese, nel comparto sono oltre un lavoratore su due, pari a 1,88 milioni di persone; sono aumentati lievemente anche nelle PMI, con 570mila lavoratori, il 10% della platea potenziale; sono invece ancora calati nelle microimprese (620mila lavoratori, il 9% del totale) e nelle Pubbliche Amministrazioni (515.000 addetti, il 16%).
Quasi tutte le grandi imprese (96%) prevedono al loro interno iniziative di Smart Working, in larga parte con modelli strutturati, e con il 20% delle imprese impegnate a estendere l’applicazione anche a profili tecnici e operativi precedentemente esclusi. Lo Smart Working è presente anche nel 56% delle PMI, dove viene spesso applicato con modelli informali spesso gestiti a livello di specifici team, e nel 61% degli enti pubblici, con iniziative strutturate presenti soprattutto nelle realtà di maggiori dimensioni.
Lo Smart Working ha effetti importanti sull’ambiente: 2 giorni a settimana di lavoro da remoto evitano l’emissione di 480kg di CO2 all’anno a persona grazie alla diminuzione degli spostamenti e il minor uso degli uffici. Lo Smart Working, inoltre, ha effetti sul mercato immobiliare e sulle città: il 14% di chi lavora da remoto ha cambiato casa o ha deciso di farlo, scegliendo nella maggior parte dei casi zone periferiche o piccole città alla ricerca di un diverso stile di vita, con un effetto di rilancio per diverse aree del paese. Un cambiamento che ha generato iniziative di marketing territoriale e nuovi servizi, come nuove infrastrutture di connettività o spazi coworking. D’altronde, il 44% di chi lavora da remoto l’ha già fatto – almeno occasionalmente – da luoghi diversi da casa propria, come spazi di coworking, altre sedi dell’azienda o altri luoghi della città.