Sono trascorsi ormai parecchi anni dall’introduzione del Decreto legislativo 19 settembre 1994, n.626 e del Testo Unico 81/08, e gli effetti che questi due Decreti hanno prodotto nei contesti produttivi – in termini di “struttura organizzativa per la sicurezza ed igiene sul lavoro” sono tangibili e benefici, soprattutto in termini di aumento della consapevolezza e riduzione degli incidenti nei siti produttivi.
Non possiamo tuttavia dire di essere riusciti ad affermare una vera “cultura della sicurezza” negli ambienti di lavoro, grazie alla quale ogni singolo attore della produzione – ad ogni livello – si senta “Responsabile della Sicurezza”.
Troppo spesso, infatti, ancora oggi, sentiamo identificare con questo termine il solo Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione: è un grave errore in termini e sostanza.
Permane l’esigenza di affrontare il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro con un confronto franco e aperto tra tutte le componenti del sistema produttivo, in cui ciascuno si assuma le proprie responsabilità ed esprima il proprio impegno nel cercare di combattere realmente le cause di tale fenomeno. E questo va fatto con un vero “go to gemba”, senza paura di sporcarsi le mani o di caricarsi delle giuste responsabilità.
Occorre impegnarsi a promuovere la cultura della prevenzione.
L’INCONTRO AL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Il 31 luglio scorso una delegazione CIDA, guidata dal Presidente Mario Mantovani e composta dal Vice Presidente Massimo Melega e dal Direttore Teresa Lavanga, è stata convocata al Ministero del Lavoro per un incontro con il Sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon sul tema “salute e sicurezza sul lavoro”. All’incontro, cui hanno partecipato anche le altre principali Confederazioni sindacali, erano presenti il capo della segreteria del Sottosegretario, Raffaele Fontana ed il Direttore Generale del Ministero del Lavoro Romolo De Camillis.
Introducendo l’incontro, il Dott. Fontana ha chiarito che il Ministero avverte l’urgenza di trovare soluzioni ad un tema molto delicato tenendo fermo il principio del tripartitismo (ndr: un auspicato ritorno di questo termine, dopo che il jobs act ne ha modificato i contorni) che ha finora sempre contraddistinto il settore della salute e sicurezza.
Il Sottosegretario Durigon ha espresso la volontà di lavorare in modo celere per pervenire quanto prima, anche in autunno, ad un provvedimento normativo (non ha escluso un Decreto) capace di risistemare quegli ambiti ritenuti più problematici senza stravolgere il corpo del Decreto 81/2008.
Nel suo intervento il Presidente Mantovani ha evidenziato come ruolo del management è certamente fondamentale per una diffusa cultura della sicurezza. Ha quindi sottolineato come negli ultimi anni la progressiva adozione delle misure di prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro ha dato luogo ad una sensibile riduzione delle morti per infortunio nei siti produttivi, anche se l’impennata degli infortuni in “Itinere” ha determinato una crescita complessiva delle morti per infortunio, mostrandoci quanto lavoro ci sia da fare sul fronte delle abitudini della popolazione, anche in termini di “igiene dei comportamenti” (rispetto dei ritmi sonno-veglia, guida responsabile, ecc.).
Mantovani ha poi evidenziato la necessità di affrontare il tema degli infortuni e della salute anche in ambiti non produttivi, in particolare nei trasporti, intrattenimento, attività commerciali che gestiscono contanti, con un approccio che metta insieme le diverse competenze ministeriali.
Ha quindi ceduto la parola al Vice Presidente Melega per una disamina più articolata delle proposte CIDA.
LE RIFLESSIONI EMERSE
Massimo Melega ha messo in evidenza come ci si trovi di fronte ad un quadro con luci (aumentata consapevolezza delle previsioni di legge, comprensione di alcuni “tecnicismi” procedurali) ed ombre (ancora insufficiente copertura dei rischi interferenziali, scarsa o nulla conoscenza dei rischi specifici della mansione/luogo di lavoro).
È sui comportamenti dell’uomo che occorre concentrarsi e da lì risalire attraverso la progettualità e l’organizzazione alla definizione di un modello di impresa sicura, perché gli eventi incidentali sono frutto di azioni/inazioni umane e non di fatalità.
Sul problema della sicurezza si inciderà efficacemente solo quando gli adempimenti per la prevenzione non saranno più sentiti come un vincolo ma come opportunità.
Ha quindi precisato che:
- la sicurezza deve essere considerata un valore (cultura);
- l’approccio strategico – organizzativo deve considerare l’attività di prevenzione non in senso statico, come una fotografia, ma in divenire, con continuo adeguamento agli standard di sicurezza ed aggiornamento di procedure ed Istruzioni Lavoro: il Documento di Valutazione dei Rischi deve essere uno strumento dinamico a disposizione dell’Azienda, sul quale e dal quale individuare interventi e priorità;
- va promossa la responsabilizzazione di tutti i lavoratori nell’assumere la consapevolezza del rischio e nel diventare soggetti protagonisti della sicurezza propria e di quella degli altri;
- occorre insistere nella formazione e informazione (continua, non “una tantum”), ma anche nella comunicazione;
- le aziende più strutturate e dimensionate devono farsi carico di allargare il progetto della sicurezza anche alle società, normalmente più piccole, che compongono la filiera produttiva e distributiva, limitando l’instaurazione di relazioni produttive e commerciali solo con imprese che abbiano adeguati standard di sicurezza per aumentare la presa di coscienza degli operatori.
LE PROPOSTE CIDA PER AUMENTARE LA CULTURA DELLA SICUREZZA IN AZIENDA
Infine, il Vice Presidente ha brevemente illustrato le proposte CIDA:
- l’attivazione di un efficiente sistema di raccolta, elaborazione e circolazione delle informazioni – in particolare delle Buone Pratiche – che coinvolga l’intero sistema istituzionale, le Parti sociali e la comunità scientifica ed accademica. Va riscoperta la natura prettamente tecnico-organizzativa della sicurezza, dando nuovo impulso a sistemi di gestione razionali ed efficaci, ben strutturati e codificati, ma mai statici.
- è indispensabile che le forze sociali dedichino rinnovata attenzione allo sviluppo delle attività di formazione (dei lavoratori e degli imprenditori), specialmente nelle imprese di minori dimensioni, curando maggiormente gli aspetti legati alle peculiari situazioni aziendali, e sviluppando quindi le competenze aziendali interne. È invalsa la prassi di una Formazione troppo generalista, mentre la si dovrebbe incardinare sul Documento di Valutazione dei Rischi aziendale;
- per quanto riguarda le attività di vigilanza e controllo, oltre al loro potenziamento e ad una maggiore trasparenza, è necessario consolidare una effettiva sinergia tra le varie istituzioni competenti, per una effettiva visione interdisciplinare e sistemica della materia e la conseguente disponibilità ad operare in stretto coordinamento e – cosa ancora più importante – con approccio collaborativo e preventivo nei confronti delle Aziende. Il controllore deve finalmente essere un generatore di sicurezza, non soltanto di contravvenzioni e pene. Nessuna collusione, ma una ferma determinazione verso lo scopo: maggiore sicurezza ed igiene sul lavoro;
- infine, è opportuno continuare ad applicare e potenziare i sistemi incentivanti per coloro che applichino soluzioni secondo norme di buona tecnica che accrescano l’efficacia del sistema di prevenzione e protezione dai rischi, anche attraverso agevolazioni fiscali in funzione degli investimenti fatti per il miglioramento della sicurezza.
Al termine della riunione è stata preannunciata una ulteriore convocazione al Ministero per proseguire e approfondire le questioni trattate.
Fonte
INCONTRO CON IL SOTTOSEGRETARIO AL LAVORO CLAUDIO DURIGON SUL TEMA DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO – Roma, 31 luglio 2019 – scarica il pdf