Le imprese ferraresi restano ottimiste per il 2020, ma la fiducia rallenta. Per il prossimo anno un’impresa su 4 scommette su un miglioramento degli affari, ma raddoppiano quelle che prevedono difficoltà rispetto al 2019 (15,3% contro 8%). Fiducia nell’export, anche se 3 imprese su 4 non si aspettano slanci. Meno incoraggianti, invece, le attese su investimenti e occupazione. Domanda interna, costo del lavoro e prezzi dell’energia e delle materie prime sono al top delle preoccupazioni degli imprenditori; la Brexit, invece, non sembra essere in cima ai loro pensieri: solo uno su 10 teme l’impatto dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue sul proprio business.
E’ quanto emerge da una indagine dell’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara sulla ricerca realizzata per l’Italia da Unioncamere nell’ambito della XXVII edizione dell’indagine annuale coordinata da Eurochambres (l’Associazione delle Camere di commercio europee) su un campione di circa di circa 53mila imprese europee in 28 paesi.
Le principali sfide del 2020. Il basso livello della domanda interna è la prima preoccupazione per gli imprenditori ferraresi che, se mettono al secondo posto il costo del lavoro, esprimono forte preoccupazione anche per il mismatch quali-quantitativo tra domanda e offerta di lavoro. La crescita dei prezzi delle materie prime e dell’energia, che costituisce il quarto motivo di apprensione degli imprenditori, allarma di più della fuoriuscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.
Vendite, export, investimenti e occupazione attesi al “rallentatore”. Per le aziende ferraresi appaiono meno rosee rispetto allo scorso anno le aspettative su esportazioni, investimenti e occupazione. La frenata attesa dell’export, infatti,registra un saldo negativo tra imprese che prevedono un aumento delle esportazioni e quelle che ne prospettano una diminuzione. E questo influisce anche sulle attese delle vendite sui cui probabilmente – fa sapere la Camera di commercio – pesa anche la frenata del Pil prevista in molti paesi europei, in particolare di quelli dell’ovest, e le generali attese pessimiste sulla domanda interna e il potere di acquisto. Previsioni meno favorevoli anche per l’occupazione forse anche a causa del costo crescente del lavoro e della carenza di candidati adeguati sul mercato del lavoro.
Le priorità rispetto alle quali la Camera di commercio chiede agli attori politici, economici e sociali del territorio di riattivare una regia “forte” di sistema capace di guidare, in modo coordinato, il processo di cambiamento dell’economia provinciale attraverso un percorso di sviluppo riconosciuto come condivisibile e possibile: 1. Attrazione di nuovi investimenti; 2. Nascita di nuove imprese e consolidamento di quelle esistenti; 3. Snellimento della burocrazia locale; 4. Incontro fra domanda e offerta di lavoro; 5. Infrastrutture e mobilità.