Il “Green New Deal” europeo
L’idrogeno sarà uno dei protagonisti del “Green new deal” europeo. Lo si evince dalle recenti proposte presentate dalla Commissione Europea, per l’integrazione dei sistemi energetici e per l’idrogeno. Un piano ambizioso volto a ridurre le emissioni di gas serra di circa la metà entro il 2030 e del 100% entro il 2050. Come? L’estensione del vettore idrogeno in sostituzione dei combustibili fossili è una delle soluzioni ritenute più convincenti. Nasce così la “Clean Hydrogen Alliance”, un’alleanza che mira a riunire Istituzioni, imprese e ricerca sotto il segno dell’idrogeno “pulito”.
L’idrogeno che utilizziamo oggi (detto “grigio”) per fini in larga parte industriali e in quantità limitata, è prodotto da combustibili fossili e i costi di produzione raggiunti lo rendono economicamente appetibile. Il punto è che non è sostenibile dal punto di vista ambientale e non è quindi proponibile un suo uso su scala molto più larga, come prospettato dalla strategia UE, che ipotizza che l’idrogeno possa coprire un quarto della domanda energetica europea al 2050. Per questo la UE ha deciso di incentivare il passaggio a un idrogeno pulito, vale a dire, che non emetta CO2. L’UE pensa soprattutto al cosiddetto “idrogeno verde”, quello prodotto dall’elettrolisi dell’acqua mediante energie rinnovabili.
La Strategia però non dimentica il ruolo chiave che deve giocare un altro tipo di idrogeno, il cosiddetto “idrogeno blu” vale a dire, quello prodotto da gas naturale – come l’idrogeno grigio – ma con una successiva cattura e stoccaggio del carbonio, che quindi evita le emissioni di CO2. L’obiettivo dichiarato nel testo della Commissione è di produrre un milione di tonnellate di idrogeno decarbonizzato entro il 2024 e 10 milioni di tonnellate entro il 2030, ma per farlo è indispensabile sviluppare nuove tecnologie per abbattere i costi di produzione.
A Ravenna nascerà il più grande centro al mondo di cattura e stoccaggio di CO2
Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte il 22 giugno scorso, nella conferenza stampa tenuta al termine degli Stati generali dell’Economia a Roma. “Avremo l’energia blu e l’idrogeno integrati”, ha aggiunto il Premier. “A Ravenna nascerà, grazie al progetto di Eni, il più grande centro al mondo di cattura e stoccaggio di CO2, si avranno energia blu ed idrogeno integrale”.
Il sindaco Michele de Pascale, riferendosi alle parole di Conte, ha dichiarato: “Questa dichiarazione ci fa molto piacere e siamo pronti ad accogliere tutte le opportunità, ma servono serietà e progetti concreti. Ravenna con il suo altissimo know- how, le infrastrutture, le tecnologie, le competenze e le relazioni acquisite in oltre 60 anni di esperienza nella filiera energetica e dell’economia circolare, può candidarsi a rappresentare l’hub italiano della green energy, un riferimento all’avanguardia nel mondo, ed è pronta a cogliere la sfida, ma chiediamo al governo un programma chiaro e ben definito, ascolto del territorio e un coinvolgimento serio e strutturato degli stakeholder nel processo decisionale. Non a caso Ravenna è la sede di OMC (Offshore Mediterranean Conference) e REM (Renewable Energy Mediterranean), eventi internazionali sui temi dell’energia e della green economy che attirano decine di paesi partecipanti da tutto il mondo e già da diversi anni lavoriamo in coordinamento tra istituzioni, attività economiche e sindacali per fare di Ravenna un polo tecnologico di ricerca e produzione di energia sostenibile, nell’ottica di una graduale decarbonizzazione e transizione energetica. Su questo continuiamo a chiedere al Governo un progetto chiaro che tuteli il lavoro e non favorisca solo le importazioni di gas naturale dall’estero”.
Il 2 luglio scorso l’Amministratore Delegato di ENI, Claudio Descalzi, in un’intervista a ‘Il Sole 24 ore’ ha annunciato: “Siamo pronti a candidare al primo bando del Fondo per l’innovazione europeo il progetto per il nuovo hub di Ravenna, che darà vita al più grande centro al mondo di cattura e stoccaggio di anidride carbonica (Ccus)… La cattura e lo stoccaggio di CO2 ha un’opportunità unica nell’area, perché sfrutteremo, da un lato, l’immenso volume di stoccaggi che arriva dai giacimenti a gas offshore ormai esauriti del Medio Adriatico e, dall’altro, metteremo a fattor comune, in un grande progetto di economia circolare, le infrastrutture esistenti ancora operative, insieme a nuovi sistemi di cattura della CO2 sui camini delle attività di Eni sulla terraferma, unitamente ad altri impianti industriali nelle vicinanze. Il tutto valorizzando la solida esperienza che abbiamo in Italia dove, ormai dagli anni ’60, è iniziata l’attività di stoccaggio del gas, che oggi vede un volume di 14 miliardi di metri cubi: noi saremo in grado di arrivare a 300-500 milioni di tonnellate di capacità di stoccaggio, attraverso una selezione di giacimenti che faranno da ‘contenitori'”.
Saipem, un parco eolico/solare in Adriatico
Importante novità da parte di Saipem, che annuncia la propria partecipazione allo sviluppo di un parco eolico nel Mare Adriatico davanti alle coste di Ravenna. Saipem, conferma così la sua presenza sempre più attiva nell’ambito delle iniziative legate allo sviluppo dell’eolico offshore e attesta la sua presenza nel settore anche in Italia. A tal fine ha recentemente firmato un Memorandum of Understanding (MoU) con AGNES, società per lo sviluppo delle energie rinnovabili nel mare Adriatico che si occupa di eolico offshore e nearshore, solare galleggiante in mare, sistemi di stoccaggio dell’energia, produzione di idrogeno da fonti rinnovabili, e QINT’X, società italiana specializzata nel settore delle energie rinnovabili, in particolare fotovoltaico, eolico, idroelettrico ed e-mobility (veicoli elettrici).
Il progetto prevede l’installazione di circa 56 turbine su fondazioni fisse sul fondo del mare in due siti differenti, il primo oltre le 8 miglia nautiche al largo di Punta Marina (Progetto “Romagna 1”), il secondo oltre le 12 miglia al largo di Porto Corsini (Progetto “Romagna 2”). Il parco eolico nearshore è composto da 8 MW alte 130m e con un rotore di diametro pari a 220m. La potenza totale installata sarà pari a circa 450MW.
Nell’ambito dello stesso progetto, inoltre, si prevede di utilizzare tecnologie innovative come il solare fotovoltaico galleggiante attraverso la tecnologia proprietaria di Moss Maritime, parte della divisione XSIGHT di Saipem dedicata allo sviluppo di soluzione innovative per velocizzare il processo di decarbonizzazione del settore dell’energia. A tal proposito, la divisione XSIGHT ha già iniziato lo sviluppo di soluzioni integrate mirate all’utilizzo dell’energia rinnovabile e alla produzione di idrogeno “Green” e il progetto Agnes sarà il primo progetto dove tali soluzioni integrate prenderanno forma, dando la possibilità di trovare una soluzione alternativa al decommissioning delle piattaforme Oil & Gas presenti nel Mar Adriatico.
Alberto Bernabini, Chief Executive Officer di QINT’X, ha così commentato:
“La sigla di questo accordo è un altro passo concreto verso la realizzazione di un progetto ambizioso nato due anni fa. La nostra vision è quella di creare un hub energetico innovativo nell’Alto Adriatico, integrando diverse tecnologie per generare energia pulita dal vento, dal sole e dall’idrogeno. Siamo orgogliosi di poter contare su Saipem come partner, società globale leader in soluzioni Offshore, ora più che mai proiettata a diventare protagonista della energy transition. Questa collaborazione permetterà di sfruttare grandi sinergie tra le due aziende e trasformare così il progetto Agnes in realtà”.
La produzione di energia pulita da fonti rinnovabili richiede quattro distinti livelli di intervento.
Nell’area di Ravenna, Qint’x ha richiesto autorizzazioni per complessivi 600 MW circa, così suddivisi:
- Eolico – 450 MW circa;
- Fotovoltaico fisso (da installare sulle piattaforme in dismissione) e galleggiante in mare (da realizzare ex-novo) – 100 MW circa;
- Produzione di idrogeno;
- Sistemi di accumulo a batteria – 50 MW circa.
A tutt’oggi il Governo e il Parlamento non hanno emanato provvedimenti normativi che consentano di concretizzare gli intenti manifestati in tema di produzione di energia da “Fonti di Energie Rinnovabili” (FER). Mancano, ad esempio, disposizioni specifiche ad integrazione del Decreto Legislativo 28/11, in attuazione della direttiva dell’Unione europea 2009/28/CE.
In ogni caso, una volta che il Governo avrà dato il via libera, il passaggio autorizzativo più impegnativo sarà la “Valutazione di Impatto Ambientale” (VIA). Una volta ottenuta questa, i tempi tecnici per la realizzazione del progetto sono stimati in circa 16 mesi. Pertanto, salvo imprevisti sul fronte della politica, gli impianti dovrebbero essere operativi a partire dalla seconda metà del 2022.
Articolo del Vicepresidente di Federmanager Bologna – Ferrara – Ravenna con delega per il territorio di Ravenna, Ing. Antonio Zangaglia, pubblicato sulla rivista Filo Diretto di Settembre 2020.