Il 30 gennaio è stato presentato a Roma da Federmanager in collaborazione con AIEE lo studio “Una strategia energetica per l’Italia: Le vie per la decarbonizzazione e lo sviluppo economico e industriale”.
Il principale neo tratteggiato? Nonostante la sua vocazione manifatturiera, l’Italia non ha sviluppato filiere complete per molte delle tecnologie verdi più promettenti, ma si è concentrata principalmente su componentistica, ingegnerizzazione, operation & maintenance. La conseguenza è un’accentuata dipendenza dall’estero su efficienza energetica e rinnovabili.
Per raggiungere gli obiettivi di riduzione dell’inquinamento fissati al 2030 dalla SEN o dal più recente Piano Energia e Ambiente si devono fare investimenti aggiuntivi nel settore energetico di 180 miliardi di euro ca. da qui al 2030. Questo rappresenta una grande opportunità se è vero, come stima il Piano Energia e Ambiente, che si potranno generare più di 75 mila nuovi posti di lavoro.
«Segnaliamo ancora uno sbilanciamento dell’industria sui settori a bassa tecnologia, che negli ultimi anni ci ha reso più vulnerabili rispetto alla competizione di altri player di più recente industrializzazione», ha osservato il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla. «Riteniamo prioritario investire sul comparto energia producendo qui le tecnologie e le infrastrutture che servono, soprattutto quelle innovative. Questo settore genera valore aggiunto e dà spinta all’occupazione».
Dal rapporto emerge che “l’efficienza energetica” è il settore più sviluppato, dove si è investito di più fino ad oggi nel percorso verso la decarbonizzazione e dove si produce il più alto valore aggiunto sugli investimenti (1 milione di € investito produce 6,7 milioni di € di valore aggiunto), con la creazione di circa 17,6 nuovi posti di lavoro (temporanei e permanenti) su milione di euro annuo investito.