Articolo di Stefano Punzetti, Coordinatore Gruppo Effetti Pandemia di Federmanager Bologna – Ferrara – Ravenna, pubblicato su Filo Diretto giugno 2021
Il crollo dei ricavi a seguito della pandemia ha generato, soprattutto per le PMI, una crisi di liquidità senza precedenti.
Secondo il 10° report Covid-19 di Confartigianato, più di un terzo delle micro e piccole imprese rimarrà esposta, almeno fino all’estate, a seri problemi di liquidità.
Una conferma arriva dall’Istat: per il periodo dicembre 2020 – febbraio 2021, il 61,5% delle imprese prevede una contrazione del fatturato rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente. Nel 40% dei casi il calo è previsto tra il 10 e il 50%, nel 15,1% di oltre il 50% e nel 6,4% di meno del 10%.
Con simili dati è lecito immaginare che un’alta percentuale di imprese italiane continuerà ad essere esposta a seri problemi di liquidità.
Andiamo invece a controllare un tema strettamente correlato alla solidità patrimoniale: ci riferiamo alle valutazioni degli amministratori circa il bilancio 2020, per le perdite che dovessero emergere e circa la dichiarazione di continuità aziendale.
L’esercizio 2020 vede un forte e in alcuni casi un fortissimo impatto dettato dalla pandemia, che ha modificato e inciso le performance aziendali di tanti settori.
I provvedimenti a sostegno, sono stati di varia natura, possono aver creato una bolla temporanea per fronteggiare la necessità di liquidità in mancanza di un ciclo produttivo e commerciale “normale”.
Tali iniziative hanno avuto termine a fine 2020 e proprio il bilancio 2020 sarà il momento per fornire al pubblico (azionisti, analisti e banche) le informazioni necessarie al fine di una corretta valutazione della solidità patrimoniale ed economica.
Possibilità di riduzione degli ammortamenti e postergazione dei finanziamenti soci, rivalutazione di asset particolari sono interventi normativi indirizzati al sostegno della capitalizzazione d’impresa e del patrimonio.
Ma non dimentichiamo gli interventi sugli articoli 2446 e 2447 del c.c.. Il primo concede un anno di tempo per il reintegro del capitale sociale (in caso di erosione oltre il terzo); il secondo permette la ricostituzione immediata in caso di discesa oltre i limiti di legge (onde evitare lo scioglimento societario). Quindi la patrimonializzazione d’impresa quale garanzia verso terzi.
La legge di bilancio 2021 ha modificato queste norme posticipando entro il bilancio 2025 tali importanti vincoli.
Possiamo considerarle un elemento di sterilizzazione, per mantenere e ricostruire il tessuto economico e sociale nei tempi più ampi, per situazioni create da un elemento silenzioso e devastante in tanti settori.
Un conto economico, fotografia dell’anno incriminato, che risulti negativo, si porterebbe dietro criticità a livello finanziario. Quindi ben venga la dilazione per il recupero, ma tempestivamente vanno poste in essere le misure per ripristinare gli elementi di equilibrio sia a livello patrimoniale che economico, peraltro come delineato dal 2086 c.c. che rimane a dettare le buone regole in materia.
Quindi qui si vuole porre attenzione sulla valutazione del modello di business che permetta la prosecuzione regolare nel nuovo scenario delineato nel post Covid; verifica delle risorse per far fronte agli impegni nei confronti dei dipendenti e del sistema.
Stiamo qui dicendo che la valutazione va fatta su un piano finanziario pluriennale che permetta di creare la consapevolezza sulla sostenibilità futura dell’impresa.
L’utilizzo degli strumenti governativi, in base ai dati forniti da ABI permette di monitorare due elementi: 1) rinegoziazione di vecchi prestiti con allungamento dell’ammortamento; 2) aumento della liquidità da utilizzare per sostenere il business in fase di ripartenza.
In questa sede si vuole affrontare un argomento in arrivo entro settembre, ovvero il Codice della Crisi e dell’insolvenza (d. lgs.147/2020) che porterà notevoli cambiamenti su questo fronte.
Uno dei punti più significativi riguarderà le procedure di allerta che possono scaturire dall’Agenzia delle Entrate, dagli Organi di Controllo (laddove presenti) e da alcuni creditori qualificati.
Naturalmente ci aspettiamo un’armonizzazione tra le norme inserite nella legge di bilancio 2021 segnalate in precedenza e questo d. lgs., onde impedire la partenza della procedura per le aziende che hanno utilizzato lo “slittamento”.
Le proposte di Federmanager Bologna – Ferrara – Ravenna
La ripresa post-pandemica passa dunque, per le piccole come per le grandi imprese, dall’accesso al credito. E se è vero che le imprese dimensionate hanno al loro interno strutture adeguate, le PMI spesso si appoggiano al loro consulente per antonomasia, il commercialista, per analizzare la loro posizione rispetto alle possibilità di accedere alle domande di finanziamento.
Il professionista a sua volta può incontrare difficoltà nello sviluppare analisi adeguate senza strumenti appropriati.
Puoi stare sul mercato? Hai un modello di business che tiene al di là della pandemia? Hai un conto economico in ordine che possa garantire la necessaria redditività? Hai risorse finanziarie sufficienti a superare il momento di difficoltà?
I manager di Federmanager potranno aiutare ad orientare gli amministratori e il loro dialogo con gli Organi di Controllo interni ed esterni in questi delicati frangenti.
Siamo di fronte ad una fase 3 che riguarderà la competitività della nuova normalità (riduzione drastica delle spese di viaggio, digitale prioritario, riunioni via web e smart working per obiettivi). Questi passaggi portano a nuove competenze necessarie per cimentarsi nel nuovo scenario.
Gli innovation manager sono le figure che porteranno al cambiamento dei modelli organizzativi e di produzione per reagire a questa situazione senza precedenti.
Lavorare per rafforzare la presenza di manager e alte professionalità nelle imprese e in particolare in quelle medio piccole, è uno dei temi sui quali Federmanager sta lavorando da tempo. Dal cambiamento organizzativo come opportunità di miglioramento a un modello di manager costruito su misura per le Pmi, al ruolo di professionisti e manager nei processi di cambiamento verso la sostenibilità.
I manager rappresentano una garanzia di crescita e competitività per le aziende e risulteranno indispensabili per uscire dall’attuale situazione creata dalla pandemia.
La tutela dei posti di lavoro delle nostre colleghe e colleghi costituisce per Federmanager una precisa missione, e va intesa nel senso più ampio del termine: dal presidio contro condotte avverse, riduzioni delle retribuzioni o demansionamenti, fino al sostegno in termini di politiche attive del lavoro nelle fuoriuscite che, nostro malgrado, vedremo intensificarsi.
Il tema del welfare sarà centrale quindi nelle relazioni industriali che intendiamo costruire nel prossimo futuro: l’obiettivo di una nuova normalità, infatti, può essere raggiunto solo se saremo in grado di mettere al centro i bisogni e le aspettative delle persone.
Questioni come la sostenibilità, ad esempio, non possono essere sacrificate sull’altare della ricostruzione. Il Covid-19 non è una guerra, nonostante abbia avuto aspetti deflagranti che ne legittimano la similitudine.
Oggi abbiamo l’opportunità di riscrivere molte regole, anche nei luoghi di lavoro, e dobbiamo farlo con un forte obbligo morale nei confronti delle generazioni che verranno.
Molti territori si stanno misurando con sfide simili, se non identiche: dobbiamo unire le forze perché le soluzioni esistono e vanno fatte prevalere. La forza della ragione va fatta prevalere. Con spirito di unità e con capacità di visione. Ciò che veramente auspichiamo, ed è anche ciò che la politica dovrebbe imprimere, è uno sguardo nuovo sul futuro.
Abbiamo il compito di migliorarci sempre e nessun momento è più propizio di questo.